lunedì 17 settembre 2012

 
 
 

Nuda e Cruda


L'acqua nella pentola bolle, scaldando il polsonetto di rame a bagnomaria. Con la frusta a mano sbatto rapido, in modo rotatorio i tuorli con lo zucchero, montando piano lo zabaione al moscato, il cui profumo si diffonde caldo e stuzzicante per la cucina. Tu sei seduta sull'alto sgabello in legno dello stretto tavolo a penisola, prolungamento a L dei fuochi che troneggiano al centro della stanza, così possiamo guardarci e chiacchierare mentre cucino per te. Come sempre sei completamente nuda. Ormai è più di un anno che ci gustiamo così le nostre cene, il nostro gioco complice.
Iniziò con una sfida. Era da parecchio che la nostra amicizia virtuale impegnava piacevolmente il nostro tempo e avevamo scoperto molto delle reciproche passioni, affinità e piaceri, tra cui la cucina. Avevo rimarcato più volte la mia abilità ai fornelli, così fu quasi scontato che un giorno mi chiedessi di invitarti a cena. In fondo era da tempo che avevamo deciso finalmente di incontrarci. Ciò che mi aveva spesso frenato era la consapevolezza che tu fossi più giovane e, come sapevo, molto bella, forse troppo. Inoltre mi avevi raccontato spesso del tuo approccio libero alla sessualità e di come il più delle volte preferissi non rivedere gli uomini con cui condividevi il piacere.
- Ma se io cucino per te, tu cosa farai per me? -
Ti dissi quando l'appuntamento per la nostra prima cena da me era ormai fissato. Conoscevo il tuo amore per il gioco e sapevo che avresti colto la mia sfida.
- Tu cosa vorresti che facessi? -
Rispondesti, con la tua voce così sottilmente erotica, con quel leggero accento che le tue origini Magiare conferivano al tuo italiano altrimenti perfetto.
- Vorrei che cenassi nuda, completamente nuda -

domenica 9 settembre 2012

Simply Red

 
 

Simply Red

Holding back the years,
Thinking of the fear I've had for so long.
When somebody hears,
Listen to the fear that's gone.

Guardo la mia mano, fletto le dita e le appoggio sulla porta. Percepisco perfettamente le sottili venature sotto i polpastrelli, accarezzo poi la superficie, fresca e lucida. So che i paradiso mi attende oltre la soglia, quindi scosto la porta, piano. Il liscio pannello di legno di ciliegio laccato scivola silenzioso verso destra scorrendo nelle sue guide, parallelo alla parete rivestita anch'essa dello stesso legno rossiccio. La grande stanza che scopro è quasi vuota, eppure calda e accogliente. Una grande, magnifica vasca ovale in marmo bianco, incassata profonda nel parquet, troneggia al centro e una leggera brezza marina mi accoglie, solleticando il mio viso e i miei capelli attraverso le grandi aperture porticate della parete di fronte. Appena oltre la stanza le scurissime rocce vulcaniche della scogliera precipitano a perdifiato verso il mare spumoso, azzurro e blu, le cui onde s'infrangono sui molti pinnacoli rocciosi che, come zanne sepolte di immani bestie primordiali, rompono la monotonia del mare innalzandosi neri e lisci contro l'azzurro del cielo. Un sole rosso, piccolo e intenso riflette se stesso sulle acque dell'orizzonte sfumandole di carminio e scaldando ai suoi raggi la mia pelle. Poi la vedo entrare e ogni altra cosa intorno perde consistenza nella mia mente.