Walking Dead
Giorno da 1 a
3.
L'orda degli Zombie non ci da tregua. Sono già tre giorni che lottiamo, fuggendo dal morbo che attanaglia la città, e probabilmente il globo intero. Del gruppo originale siamo sopravvissuti solo in sei, esclusa Anna naturalmente.
L'orda degli Zombie non ci da tregua. Sono già tre giorni che lottiamo, fuggendo dal morbo che attanaglia la città, e probabilmente il globo intero. Del gruppo originale siamo sopravvissuti solo in sei, esclusa Anna naturalmente.
Solo quattro
giorni fa eravamo diciotto. Una cena tra vecchi compagni di liceo
come si organizzava tutti gli anni, solo che questa volta è stata
decisamente spaventosa. Avevamo mangiato solo l'antipasto, un misto
mare con un ostrica dal sapore decisamente troppo metallico, quando
nella sala principale del ristorante giapponese “Sotto il Vulcano“
è scoppiato il finimondo. Quelli che sembravano un gruppo di pazzi
piombati nel mezzo della sala si erano poi rivelati veri morti
viventi, che avevano assalito a graffi e morsi avventori e camerieri.
Tutto è divenuto un caos totale e ho visto cadere diversi vecchi
compagni sotto le loro fauci voraci.
Uno si è gettato
su di me. Ho maledetto le bacchette usate per mangiare, avessi avuto
almeno un bel coltello tra le mani! Con un tuffo sul tavolo sono
riuscito a sfuggirgli, rimediando solo uno strappo sui jeans nuovi.
Al mio posto si è però mangiato Ferrari. Quel secchione mi stava
sulle palle da vent'anni, ma non è stata comunque una gran rivincita
vedere la sua faccia dilaniata dai denti del morto vivente. Anni e
anni di film e giochi al pc mi avevano però preparato per situazioni
di questo tipo, così ho preso in mano la situazione radunando a
spintoni e urla sette compagni ancora illesi ma imbambolati,
spingendoli verso le cucine.
Avevo due cose in
mente, impadronirmi delle due Katane appese incrociate sulla parete
di fondo e cercare una via d'uscita secondaria per evitare il carnaio
all'ingresso. Sono riuscito bene in entrambe. Ho preso le due spade
e, impugnata la Katana con il manico rosso, ho messo l'altra in mano
a Mario, che tra tutti mi sembrava il meno frastornato. Oltrepassata
la porta della cucina, siamo riusciti a chiuderla, bloccandola alle
nostre spalle con un grande carrello portavivande. Purtroppo ci siamo
ritrovati solo in sei, Giovanni era sparito lungo il tragitto. Li ho
fatti muovere rapidi verso il fondo, la porta non avrebbe resistito a
lungo, facendo in modo che tutti, anche le tre donne, impugnassero un
paio di mannaie e alcuni coltelli lunghi trovati sui banchi da
lavoro.
La porta di
servizio era aperta e deserta, probabilmente i cuochi erano fuggiti
da li, e siamo usciti di corsa. Fuori il caos era persino peggiore.
Auto che sbandavano, incidenti a catena, gente urlante e zombie
ovunque. Per fortuna non era ancora buio, era una calda serena serata
estiva e eravamo in una zona residenziale, periferica.
In pochi minuti ho
preso una decisione ferma. Arrivare alle auto era fuori questione, il
parcheggio era dall'altro lato del ristorante. La soluzione migliore
era trovare un luogo sicuro dove riorganizzarsi e allontanarsi dalla
strada principale. Li ho condotti lungo una via laterale, tra
villette singole e a schiera. Abbiamo incrociato un paio di morti che
hanno tentato di aggredirci, le braccia protese, la bocca spalancata
in un orrido grido gutturale: “RRRHAAAAAAA”.
Erano lenti,
stupidi. Ho colpito un paio di volte con la spada bocca e occhi e
sono caduti immobili, finalmente morti davvero. Più avanti ho notato
due zombie accucciati a disputarsi le carni di un poveraccio, che
urlando cercava di respingerli. Il primo pensiero era stato di
passare al largo, poi, visto il suo vestito ho cambiato idea. Era un
carabiniere. Ho detto a Mario di continuare a spingere gli altri
avanti e deviato di corsa. I mostri banchettanti non si sono nemmeno
accorti di me. Un paio di rapidi colpi e le teste sono volate
sull'asfalto. Il carabiniere stava già mutando. L'ho finito con un
fendente e ho trovato ciò che speravo. Una pistola Beretta
automatica, raccolta insieme al caricatore di riserva nella
bandoliera. Di corsa ho raggiunto gli altri poco oltre.
Tallonati da altri
mostri abbiamo corso a perdifiato lungo la via, fino a trovare il
luogo adatto. Una casetta a due piani, illuminata e con inferriate
alle finestre del piano terra, benedetta la paura dei ladri. Abbiamo
iniziato a bussare e suonare il campanello, implorando di aprire.
Altri zombi si stavano avvicinando, mi sono messo dietro a tutti
aspettandoli. Al primo ho sparato in mezzo agli occhi. Un botto
esplosivo. Il proiettile gli ha staccato un pezzo di testa e il
rinculo mi ha fatto male al polso, decisamente diverso da sparare con
il mouse. Abbattuto il secondo finalmente la porta si è aperta. Era
Anna, una ragazza di 16 anni, sola in casa e terrorizzata. Ci siamo
buttati dentro sprangando la porta.
Da allora è il
terzo giorno che siamo chiusi qui. Rispetto ai film e videogiochi ho
imparato che gli zombie anche se in tanti non riescono a buttare giù
le porte, perlomeno le nostre, evidentemente molto più robuste di
quelle Americane, però qui è decisamente difficile trovare nelle
case armi da fuoco, munizioni o oggetti da combattimento. Per fortuna
la dispensa è ben fornita e in sette, con un poco di attenzione
dovremmo riuscire a mangiare per diverse settimane senza problemi.
Luce, gas e acqua continuano a funzionare. La tv è praticamente muta
e come la radio invia solo un avviso registrato alla popolazione di
restare chiusi nelle case e attendere soccorsi. I cellulari o non
danno segnali o squillano a vuoto, Il 113 ha risposto una volta il
primo giorno, dicendo di restare in casa e aspettare. Non ha più
risposto.
Ho preso così un
quaderno di Anna con l'intenzione di usarlo come diario per mantenere
una cronaca scritta degli avvenimenti.
Giorno 4.
La situazione è
immutata. Molti zombie caracollano intorno alla casa, spesso
gettandosi incessantemente contro la porta d'ingresso o le inferriate
alle finestre. Dormire e rilassarsi con quelle grida roche e quei
colpi continui è decisamente difficile. Tutti sono molto provati,
anche se ormai accettano senza questioni il mio ruolo di leader.
Mario è il solo
su cui posso davvero fare affidamento. Marcello è preda di scatti
d'ira e intimamente spaventato. La piccola Anna, preoccupata per i
genitori, è sempre alla finestra come se potessero apparire
magicamente. Giulia è quella che mi preoccupa di più, si dispera
per i suoi due bambini, lasciati a casa con il marito e nessuna
rassicurazione pare calmare i suoi pianti ripetuti. Sabrina, da buona
single, pare adattarsi, esegue i suoi compiti senza fiatare.
Francesca alterna i momenti. Ieri sera è rimasta stretta,
abbracciata sulle mie ginocchia per ore mentre i mostri colpivano la
porta. Per più di vent'anni ho segretamente desiderato un contatto
simile con lei. L'ho infine baciata prima che andasse a letto, un
gran bel lungo bacio.
….
Giorno 7.
Oggi sia la tv che
la radio hanno cessato ogni trasmissione. Ho provato a girare per la
casa con la radio, orientando l'antenna in ogni direzione ma niente
da fare, solo scariche e nessun tipo di segnale. Abbiamo visto e
rivisto i pochi film in dvd presenti in casa. Il tempo che non passa
mai è il pericolo maggiore. Abbiamo terminato il latte, il vino e
quasi tutti i cibi da frigorifero, restano pasta e scatolame vario.
Mi sento in colpa perché ho preso di nascosto l'ultimo pacchetto di
wafer al cioccolato e li ho divorati. Erano l'ultimo dolciume in
casa. Non so che mi ha preso, una voglia irrefrenabile,
insopprimibile di dolce.
Giorno 8.
Ho portato
Francesca nella mia stanza. La camera da letto dei genitori di Anna e
abbiamo scopato. E' stato animalesco, irruento. L'ho spogliata e
montata quasi con rabbia, per non pensare, eppure mentre ero dentro
di lei, succhiandole e mordendole i capezzoli, con le sue gambe in
alto, strette tra i miei gomiti e le spalle per un attimo l'ho
immaginata zombie. La sua bocca spalancata, gemente mi è sembrata
quella di un mostro. Ho faticato a non fuggire, ho chiuso gli occhi e
sono venuto dentro di lei, poi mi sono allontanato. Non penso abbia
goduto, ma in verità non mi è importato poi molto.
….
Giorno 11.
Giulia è sempre
più insofferente. Abbiamo iniziato a darle dello Xanax che per
fortuna abbiamo trovato tra i medicinali. Piange e mangia contro
voglia, solo se Sabrina la costringe.
Francesca si è
stabilita nella mia stanza. Nessuno ha obiettato, lei del marito non
parla più da giorni. Abbiamo scopato con più calma adesso, e più
volte. Niente visioni orribili, ma non è stato comunque come l'avevo
sognato e immaginato per tutti questi anni. Però farmelo succhiare
intensamente più volte mi ha calmato rabbia e pensieri funesti. Ho
dormito meglio, nonostante le saltuarie grida e pianti di Giulia e i
colpi e mugolii degli zombie fuori.
Giorno 12.
Verso mezzogiorno
abbiamo udito delle grida e un forte latrare e abbaiare di un cane
dall'esterno. Purtroppo dalle finestre non abbiamo potuto vedere
nulla e la porta era bloccata da diversi morti viventi, non abbiamo
osato uscire. I suoni sono cessati poco dopo.
- postilla
aggiunta- . Sono state le ultime voci e rumori viventi uditi fuori -
….
Giorno 29.
Il cibo
scarseggia, pochi giorni e finirà completamente. Devo trovare una
soluzione.
Sono tutti sempre
più apatici, passano le giornate distesi su divani o letti, si parla
pochissimo. La puzza di putredine da fuori diventa sempre più forte,
dobbiamo tenere le finestre chiuse, e si soffoca di caldo. Giulia è
uscita completamente di senno, l'abbiamo fermata appena in tempo
mentre cercava di aprire la porta per andare a casa. Ho dovuto
bloccarla in un letto. Meno male che avevo trovato un paio di manette
in un cassetto della camera, nascoste insieme a diversi oggetti
erotici. Mi sa che i genitori di Anna erano dei bei porcelloni, lei
non ha commentato le manette, immagino avesse già frugato quel
cassetto in passato. Io e Francesca abbiamo usato qualcuno di quegli
oggetti, il sesso è ancora la sola cosa che permette di liberare un
po' la mente. Mario e Sabrina spariscono spesso insieme. Anna è
sempre più appiccicosa, ha il terrore di restare da sola e persino
in bagno lascia la porta aperta.
Giorno 30.
Ho analizzato la
situazione, devo uscire in cerca di cibo. Ho scovato la casa giusta.
Dall'altra parte della strada, un paio di centinaia di metri più a
est c'è una villetta isolata, con uno steccato che delimita il
giardino anteriore e nessuno zombie dentro. Probabilmente lo steccato
basta a tenerli fuori. Io potrei scavalcarlo facilmente e avere così
il tempo di rompere la porta o una finestra per entrare e rifornirmi.
Il difficile sarà il tragitto, soprattutto al ritorno. Ho trovato
attrezzatura da montagna in cantina, ben coperto dovrei resistere a
qualche morso occasionale. Andrò domani a mezzogiorno, di giorno, al
sole, sembrano meno attivi. Mario mi coprirà con la pistola dalla
finestra dell'ingresso, con i pesanti guanti da roccia non potrei
comunque usarla.
Giorno 31.
Tutto è pronto.
Intabarrato in pantaloni imbottiti, scarponcini da montagna, un
pesantissimo parka con cappuccio, occhialoni e due sciarpe a coprire
il viso, mi sento molto Messner alla ricerca dello Yeti. Ho con me la
Katana e una grossa piccozza trovata con gli abiti, oltre a un grande
zaino vuoto per il cibo. Come stabilito Sabrina ha acceso lo stereo
con musica Heavymetal a tutto volume da una delle finestre
posteriori, spero attiri un po' degli zombie che sostano davanti
all'ingresso.
Vado, che la
fortuna sia con me.
Giorno 32.
E' stata dura, ma
ce l'ho fatta. Il rumore ha attirato molti mostri dietro casa, i
rimanenti li ho abbattuti a colpi di spada e piccozza correndo alla
meta. Scavalcare la staccionata non è stato difficile, così come
rompere un vetro per entrare nella casa. Non c'era nessuno
all'interno, come sospettavo non avendo visto mai alcuna luce
filtrare, ma la cucina era davvero ricca. Persino frutta in frigo,
uva, banane e pesche. Ho riempito lo zaino al massimo, il peso era
decisamente elevato. Fuori decine di zombie erano pressati contro la
staccionata, ad aspettarmi. Ho preparato così tre molotov con
altrettante bottiglie di whisky, un vero spreco purtroppo. Mi sono
avvicinato alla staccionata e a colpi di spada e piccozza ho iniziato
un lavoro da macellaio. Tagliavo mani e poi trafiggevo occhi e teste,
uno a uno finché le braccia hanno retto. In alcuni occhi mi è parso
quasi di vedere sollievo, in altri rabbia feroce, ma certo è stata
la suggestione per il macabro lavoro. Sfoltito abbondantemente il
gruppo ho gettato le molotov ai due lati del cancello, creando un
corridoio di fuoco, e respingendoli, poi ho iniziato a correre.
Arrivato alla
porta ne avevo molti ormai a pochi passi, dietro. Mario ha iniziato a
sparare abbattendoli, consumando purtroppo tutte le munizioni, quello
fermo davanti alla porta l'ho decapitato io e sono riuscito a
rientrare. Il casino e la pistola ne hanno però attirati molti di
più intorno a casa. Almeno però ora abbiamo provviste per
parecchio.
….
Giorno 37.
L'odore di
decomposizione da alla testa. Giulia ormai piange o urla di continuo,
totalmente pazza. Dormire è diventato pura illusione. Il maledetto
quadro del corridoio mi opprime. E' una riproduzione de l'Urlo di
Munch, e sembra che mi urli direttamente nelle orecchie, con la voce
di Giulia dal piano di sotto. Persino scopare è diventato difficile.
Stanotte per eccitarmi ho chiuso gli occhi pensando ad Anna. Gira
sempre più seminuda per casa e sembra andare in bagno ogni volta che
passo dal corridoio. Ho immaginato di legarla al letto e sodomizzarla
violentemente, di sbatterla contro al muro, farla urlare di piacere,
sentirla pregare per avere il mio cazzo. Quando ho aperto gli occhi
ho visto Francesca che lo succhiava, durissimo. Ho goduto nella sua
bocca chiedendomi cosa sta succedendo nella mia testa.
….
Giorno 45.
La situazione di
Giulia è ormai irrisolvibile e tutti sono nevrastenici, Marcello
voleva buttarla ai mostri per farla smettere di urlare. Li ho mandati
nelle loro stanze minacciandoli. Ho fatto restare Mario fuori dalla
porta e sono entrato nella stanzetta dove è legata Giulia. Piangeva
e gridava senza sosta. Ho preso il cuscino e l'ho premuto su quel
viso ormai irriconoscibile, magro e scavato dall'inedia. Finalmente
ha smesso di urlare. Ho chiamato Mario, abbiamo sfilato le manette e
l'abbiamo portata rapidamente fuori dalla porta sul retro. Pochi
minuti dopo l'abbiamo sentita ancora, ma stavolta le grida erano
roche e basse, come quelle degli altri, mentre batteva contro la
porta. A cena nessuno ha detto nulla. Ma tutti abbiamo dormito
meglio.
….
Giorno 54.
Ho distrutto il
quadro. Ho visto Giulia in quel volto, che urlava e urlava.
Anna mi tampina
sempre più, fatico a tenerla a distanza, Francesca è insofferente
con lei. Ormai quando la scopo vedo sempre Anna con me. Nel
pomeriggio è saltata la corrente elettrica, in tutta la zona. Non
abbiamo lanterne e pochissime candele. Il buio ha esacerbato
ulteriormente gli animi e accresciuto il terrore strisciante che
attanaglia i pensieri.
….
Giorno 59.
Basta, dobbiamo
andarcene. Nessuno verrà mai a liberarci e occorre una soluzione
nuova. Nessuno voleva parlarne davvero ma li ho costretti. Il mare è
la soluzione. Dobbiamo trovare un mezzo, un auto o furgone e cercare
di raggiungere il mare per procurarci una barca. Gli zombie sicuro
non nuotano né galleggiano e con una barca potremmo bordeggiare
lungo la costa e scoprire di più, oltre che rifornirci meglio e
magari trovare qualche altro sopravvissuto. Tutti sembrano
terrorizzati all'idea di uscire, ma non c'è altra soluzione. Devo
organizzare bene la cosa.
….
Giorno 63.
Finalmente è
arrivata la pioggia, durante la notte, sembrava quasi il diluvio.
L'acqua ha eliminato per un po' quel nauseante odore dolciastro. Ho
aperto la finestra della camera e guardato fuori finché ha smesso,
ore dopo. Lampi e saette illuminavano il cielo. Francesca mi parlava,
ma credo di non aver sentito nulla, non ricordo cosa ha detto, dopo
un po' ha smesso e si è addormentata. Non mi pare di averle
risposto.
Al mattino non era
più nella stanza. Si è messa a dormire di sotto, con gli altri, la
cosa non mi ha toccato molto in verità
….
Giorno 66.
Veramente è
ancora notte. Mi hanno svegliato delle urla, credo di averci messo un
po' a destarmi davvero. All'inizio ho maledetto Giulia, nel
dormiveglia, poi ho realizzato che non poteva essere lei.
Ho aperto la porta
della stanza in mutande e nel buio ho udito e intravisto alcuni
Zombie che venivano verso la mia porta. Quei maledetti possono salire
le scale, e mi chiedo come cazzo sono entrati. Ho chiuso la porta
appena in tempo e ho spinto l'armadio per bloccarla completamente. Li
sento che graffiano e battono il legno. Le urla sono cessate quasi
subito. Ho provato a chiamare, anche dalla finestra ma nessuno mi
risponde. Tutte le armi sono di sotto e mi sento un maledetto idiota.
La porta è impraticabile, all'alba tenterò dalla finestra, in fondo
sono poco più di tre metri e potrei saltare, ma correrei il rischio
di farmi male e non riuscire a correre via. C'è una grondaia un paio
di metri a destra della finestra, proverò a saltare, afferrarla e
scendere da lì.
Le ore notturne
sono state interminabilmente lente ma finalmente è l'alba, questa è
l'ultima annotazione, sono pronto a saltare. Il piano di fuggire
verso il mare ora è senza dubbio l'unica soluzione. Spero di poter
tornare un giorno a recuperare questo diario.
Sono sulla finestra, per fortuna nessuno zombie di sotto o nelle
vicinanze, devono essere tutti entrati in casa. Ne vedo qualcuno
distante, ma dovrei riuscire a evitarli. Balzo e cerco la grondaia,
forse ho preteso troppo dalle mia capacità perché manco la presa e
piombo pesantemente a terra. Il Buio mi avvolge.
Riapro gli occhi stordito, la vista annebbiata. Cristo che botta,
penso. Cerco faticosamente di alzarmi. Non mi sembra di avere nulla
di rotto, ma mi gira tutto e fatico a coordinare i movimenti,
probabilmente ho battuto forte la testa. Devo allontanarmi però.
Inizio a barcollare verso la strada quando vedo uno zombie che si
dirige verso di me. Disarmato e in queste condizioni so di avere ben
poche speranze di sopraffarlo, vorrei correre via, ma non riesco. Si
avvicina e mi accorgo che è una donna, capelli lunghi, neri celano
parte del viso. E' sempre più vicina, quattro passi, tre passi, poi
la riconosco. E' Giulia, o meglio ciò che resta di lei. Vorrei
ridere ma non riesco, ho massacrato decine di questi mostri, eppure
quello che sta per mangiarmi vivo è il solo essere umano che ho
ucciso. Niente, il mio corpo non risponde come vorrei, sono perduto.
Due passi, un passo. Ora è davanti a me, vedo il suo volto livido,
la bocca aperta, digrignante e famelica. E' il momento penso, eppure
lei mi oltrepassa senza attaccarmi. Incredulo mi volto a fatica e la
vedo caracollare verso la casa. Un miracolo, pensa la mia mente
sempre offuscata o forse era un illusione?
Poi un pensiero orribile, inimmaginabile si fa strada nel mio
cervello, spalanco la bocca per gridare un diniego, un urlo, ma il
solo suono che odo emettere dalle mie labbra secche è un grigio,
cupo “RRRHAAAAAAAAAAAAAA”
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