lunedì 6 agosto 2012

Bianca




BIANCA



Un forte tuono scuote l'aria stessa con il suo fragore, destando dal sonno la ragazza. I suoi occhi sbattono piano mentre cerca di scacciare il torpore dalla mente, poi un secondo tuono, ancora più violento la fa sobbalzare mentre cerca invano di individuare qualcosa nella profonda oscurità in cui si trova. Alcuni brividi di freddo la scuotono leggermente ed è in questo momento che si rende conto di non avere assolutamente nulla addosso, niente abiti o gioielli. Dopo essersi stretta un po' le braccia con le mani, quasi a cercare il conforto di un abbraccio, viene scossa dall'ennesimo tuono mentre la sua mente inizia finalmente a cercare di comprendere cosa le sta accadendo.

Sotto di lei sente la dolce ruvidezza di un tappeto sul quale era addormentata. L'oscurità intorno è totale e rende inutile il suo sforzo di distinguere qualche particolare del luogo che la circonda. Il respiro si fa più rapido e i brividi aumentano, nonostante la temperatura non sia fredda. Infine l'unica soluzione per cercare di fermare questi tremiti è sedersi accucciata e stringersi le gambe tra le braccia. Una piccola lacrima di paura e tensione le solca la liscia guancia scivolando fino all'angolo del labbro, per essere poi inconsciamente raccolta dalla lingua. Iil sapore salato e fresco ha il potere di riportare un poco di calma nella mente della giovane, che comincia freneticamente a lavorare per cercare di scoprire di più del luogo in cui si trova.

Alcuni forzati, lunghi respiri profondi riportano la calma sulla sua pelle, quindi il suo viso inizia nuovamente a girare intorno, purtroppo senza risultato perché l'oscurità è sempre totale. Cerca quindi di tendere l'orecchio per provare a sentire eventuali rumori, ma l'unico suono veramente presente è il tuono che periodicamente la fa sussultare, oltre a quello che sembra rumore di vento che scuote cime di alberi.

I respiri profondi le avvicinano, oltre al profumo del suo corpo, anche altri lievi odori, che ora cerca razionalmente di distinguere. Il primo, più forte, è di legno, probabilmente incerato, poi un vago sentore di chiuso, infine una strana essenza profumata che però non riesce a identificare.

Un ultimo respiro profondo, poi le braccia si staccano dalla stretta frenetica che le avvolgevano alle gambe, per permettere alle mani di iniziare ad esplorare intorno a lei. La superficie del tappeto è compatta e la mano, sempre strisciando piano e provocando un lieve fruscio, si allontana sempre di più, assecondata dal suo corpo che si allunga fino a raggiungere il bordo del tappeto. Passa quindi a una liscia e compatta superficie di legno che con il suo lieve calore sembra darle la forza di allontanarsi dal tappeto per brancolare in ginocchio verso il nulla di fronte.

A tentoni, le ginocchia nude sul legno, procede in avanti muovendo le mani nel buio fino a incontrare una superficie ruvida e dura. Lentamente avvicina le dita lasciandole scorrere lungo la parete apparentemente vuota. La sua esplorazione procede piano verso destra, fino a raggiungere un angolo, per proseguire poi lentamente senza incontrare nessun oggetto nella stanza. Improvvisamente giunge a contatto di una superficie molto più gelida e liscia che sembra circondare un vuoto da cui proviene un lieve odore di bruciato e che nella immaginazione della ragazza si rivela essere un ampio e freddo camino di marmo.

In quel momento un tuono ancora più forte la scuote rimbombando dall'oscura e inquietante apertura, un piccolo urlo le fuoriesce involontariamente dalla gola, e la giovane si lascia cadere indietro sul pavimento.

Non si è ancora del tutto spenta l'eco del boato quando, alle sue spalle, ode il sinistro e secco scatto di una serratura e una lama di luce fioca, proveniente da dietro, si espande di fronte a lei illuminando il grande camino e proiettando la sua ombra su di esso lasciandola impietrita, senza la forza di girarsi, mentre un lieve rumore di passi lenti si avvicina.

Bianca , questo è il nome della ragazza, resta immobile con il cuore che le batte rapido in gola. Avverte un profondo brivido lungo la schiena e il respiro le si assottiglia, quasi svanendo, per per ascoltare meglio i passi che improvvisamente si fermano. Il silenzio, rotto solo dal rumore di grosse gocce di pioggia vibranti con violenza sui vetri e dalla voce del vento che urla tra i rami degli alberi, è illuminato dalla luce rossastra che penetra dalla porta tagliando la stanza come una lama di coltello.

I passi si allontanano di nuovo e la porta si richiude.

Bianca allontana una ciocca di capelli dalla fronte con le dita gelide di paura, seguendo poi il contorno del proprio viso fino al collo, che stringe da sola come volesse darsi forza per allontanare una spiacevole e gelida sensazione. Finalmente decisa si alza in piedi e con passi leggeri si dirige verso la finestra che ha notato accanto al camino, grazie alla luce che l'aveva precedentemente illuminata. Appoggia le mani al vetro freddo avvicinando quindi il volto in ascolto. Fuori la notte è agitata da una tormenta di foglie che vorticano e dalla pioggia dirompente .

“Perché mi trovo qui” si domanda Bianca? Con fatica cerca di ritornare indietro con il pensiero verso gli ultimi confusi ricordi, avvertendo anche il sapore acre della nausea che le rammenta di aver bevuto, forse troppo. Si, ha bevuto quella sera, dopo l’ennesima discussione con Luca. I ricordi affiorano alla sua mente sempre più rapidi e nitidi. Eccola sola, seduta a un tavolino di un locale notturno, l'ennesimo bicchiere tra le mani e lo sguardo di uno sconosciuto sulla pelle. Un uomo che si avvicina con un sorriso malizioso ed intrigante sedendosi accanto a lei e porgendole una fresca e spumeggiante coppa di champagne. Non riesce a ricordare le parole dette, ma avverte ancora forte l'inconsueto profumo di alghe, sale e sabbia bagnata che lui emanava e che l’aveva avvolta come una nuvola quando le si era seduto di fronte.

Si allontana dalla finestra mentre spifferi di aria fredda, dagli infissi, soffiano crudeli sul suo seno nudo procurandole un lungo brivido. Si siede nuovamente sul tappeto che invece pare accarezzare le sue gambe vellutate e il pensiero ritorna allo sconosciuto. Ricorda risate, cristalline bollicine e una strana euforia. Poi lui che la prende per mano conducendola via, la portiera di un’auto che si apre, un morbido sedile di pelle e poi solo buio.

Bianca si riprende come da un sogno ed è stupita di non provare paura adesso, mentre l'ennesimo brivido avvolge il suo corpo e quel profumo intenso le assale nuovamente la gola. Si allunga allora sul tappeto, rannicchiandosi e chiudendo gli occhi, ascoltando il suo respiro e il piacere che le procura il profumo dello sconosciuto. I pensieri scivolano nella sua mente come acqua in un fiume vorticante, è ancora stanca e il sonno di nuovo la coglie, nuda e distesa a terra.

Il risveglio è nuovamente improvviso. Un forte rumore la fa sobbalzare, è l'eco della porta sbattuta con forza che le causa nuovi brividi. Per un attimo resta ancora rannicchiata a terra, stringendosi il corpo con le braccia, poi si rende conto che l'oscurità che l'avviluppava non c'è più, sostituita da una tenue luce dorata di quattro candelieri accesi appoggiati agli angoli della stanza.

Ora può finalmente osservare bene la sua strana prigione. L'alto soffitto arabescato, dove le tenui fiammelle delle candele disegnano ombre paurose e misteriose. Le nude e fredde pareti bianche totalmente disadorne, eccettuato un grande quadro in alto, sopra il camino di marmo nero. Una vista che le mozza il fiato. Un grande cavaliere, rivestito di una nera armatura irta di spuntoni insanguinati e armato con una lunga lancia che sembra osservarla con profondi e crudeli occhi scuri dall'alto di un demoniaco destriero, immobile su un mare di cadaveri, teschi ed ossa spezzate.

Ripresasi dallo spavento si accorge della presenza nella stanza di un ampio catino di bronzo colmo d'acqua, con accanto un telo di spugna bianco e uno sgabello con qualcosa di scuro sopra.

Bianca si avvicina lentamente agli oggetti che si trovano al margine del grande e quadrato tappeto che ricopre il centro della stanza. Raggiunto il bacile, nota la presenza di numerosi petali di rose rosse sulla superficie dell'acqua. Delicatamente immerge le mani nel liquido fresco e profumato e si porta le mani umide al viso e sul collo. Il contatto con l'acqua le ridona inspiegabilmente coraggio riportandola a una dimensione reale. Così la ragazza si dilunga a rinfrescarsi il corpo nudo per poi asciugarsi piano, avvolgendosi nella spugna bianca e soffice.

Si è appena asciugata completamente quando lo sgabello poco più lontano attrae la sua attenzione. Sopra di esso, quello che sembrava solo un ombra si rivela essere un lungo abito di sottilissima seta nera, e a terra, sotto lo sgabello, ecco spuntare un paio di scarpe nere con la punta stretta, tacco altissimo e un listino sottile alla caviglia.

La mente di Bianca è combattuta tra l'angoscia della situazione e la strana curiosità che si insinua nei suoi pensieri. Poi, spinta da un'improvvisa decisione, infila rapidamente il vestito. L'abito le sta perfettamente. In realtà è quasi una sottoveste, con sottili spalline e una doppia generosa scollatura che dietro giunge a punta fin quasi all'altezza dei glutei e davanti nasconde molto poco del piccolo ma sodo seno della ragazza. La seta trasparente poi raggiunge le caviglie, con un lunghissimo spacco anteriore che mette perfettamente in mostra le sue sottili e tornite gambe ogni volta che si muove.

Un poco a disagio con quel vestito troppo sensuale rispetto alle sue normali abitudini, Bianca indossa poi le scarpe, stringe i laccetti e, in bilico su quei tacchi vertiginosi, si avvicina alla massiccia porta di mogano della stanza. La sua mano, tremante, si appoggia alla pesante maniglia di bronzo e la porta lentamente si apre al suo tocco, mostrandole un lungo corridoio dall'alto soffitto, debolmente illuminato da una lunga fila di candelieri metallici appesi alle pareti.

Dal fondo del corridoio proviene una debole musica di pianoforte che prima, dentro la stanza non era udibile. La giovane, con un grande sfoggio di coraggio, si avvia lentamente in quella direzione, seguendo la luce delle candele. Lungo il corridoio nota altre porte massicce, uguali a quella della sua stanza ma decide di ignorarle e proseguire verso la musica. Il corridoio termina quindi in un ampio atrio quadrato, con una grande scalinata di marmo ricoperta da una passatoia rosso cupo che scende al piano inferiore, dal quale ora la musica sembra farsi via via più forte. Superati alcuni momenti di paura, Bianca, facendo appello a tutta la sua forza di volontà, inizia lentamente a scendere la scalinata a piccoli passi. Sui gradini di marmo ascolta il ritmo regolare, breve e secco dei tacchi che si confondono con la musica.

Le note la guidano in un salone flebilmente illuminato dalla luce di molte candele, che proiettano sulla parete arabeschi di luce. Il suo sguardo si posa su una cascata di capelli sparsi su spalle abbronzate e lungo una schiena stretta e armoniosa. La giovane donna che suona il pianoforte è completamente nuda e ha gli occhi bendati da una sottile striscia di velluto blu, splendidamente intonata con il biondo dorato della chioma.

Bianca ha il respiro corto, affannato per quella strana eccitante emozione che sente espandersi e che le procura un piacevole calore al viso. Si avvicina alla giovane donna, appoggiandosi delicatamente e allungando il braccio nudo sulla superficie lucida e fredda del pianoforte, quasi ad accarezzare il profilo del viso della donna che vi è riflesso. Sente lentamente la musica penetrarle sotto la pelle e inebriarle il cuore quando un rumore alle sue spalle attira la sua attenzione. Volge il suo sguardo nell’angolo in penombra del salone e distingue la sagoma di un divano, dello stesso colore blu sfumato del velluto che benda gli occhi alla pianista e vede due neri occhi che penetrano i suoi.

Riconosce lo sguardo dello sconosciuto e avverte l’accelerarsi dei battiti del cuore, un misto inscindibile di paura ed eccitazione, sente il desiderio di quegli occhi sulla pelle e un brivido correrle veloce lungo la schiena. Ancora una volta aleggia un vago profumo di alghe mentre con un sorriso dolcemente malizioso, l’uomo si avvicina ponendo le proprie mani sui suoi lisci fianchi, costringendola con delicata fermezza ad appoggiare anche l’altro braccio sul pianoforte.

Bianca avverte il respiro caldo dell’uomo sul collo e la salda pressione delle mani sulla sua vita sottile. Con un movimento deciso del piede l’uomo le allarga le gambe. Ora, con le braccia stese sul pianoforte, gli offre le spalle e la schiena.

Variazioni di note, musica incalzante, ritmo veloce. Le mani dello sconosciuto scendono sulle sue natiche, un tocco fermo e deciso mentre lei si abbandona al ritmo della musica, chiudendo gli occhi e lasciando che lui l’accarezzi. Quasi stupita dei suoi pensieri, desidera ora sentire quelle forti mani lungo le gambe, le cosce e tra le sue intimità più nascoste.

L’uomo con un gesto lento, misurato solleva l’abito di seta per sfiorare delicatamente la pelle bianca e lucente dei glutei. Con la punta delle dita scivola poi verso l’inguine e scende all’interno delle cosce, inginocchiandosi e accarezzandole mentre con la punta calda e morbida della lingua le lambisce l’incavo delle ginocchia, per poi risalire alla curva dei glutei e alla linea gentile che li separa.

Bianca ha un sussulto di piacere e sente i capezzoli indurirsi. La sua mente vorrebbe quella lingua sublime dentro di sé, nella sua cavità e sentire le labbra dell’uomo succhiare avidamente il suo piacere. Lui sembra leggerle il pensiero. Il contatto della bocca che la sfiora la fa tremare di piacere e desiderio, la lingua si muove ora con più vigore e il suo bacino dolcemente si abbandona ad un ritmo antico e lento. Onde di piacere leggere la pervadono, il suo succo scende lieve tra la fessura finché un onda violenta e liberatoria la travolge in un orgasmo fortissimo.

Soffoca un urlo di piacere mugolando disperata. Lo vuole ora, desidera quell’uomo sconosciuto come non ha mai desiderato nessuno prima. Lui si rialza e le prende una mano tra le sue, conducendola alla parte bassa del suo addome. La piccola mano entra in contatto con la stoffa morbida dei pantaloni. Con frenesia slaccia i bottoni, infilandosi tra le pieghe del tessuto fino a trovare il sesso duro e caldo. Con una sensazione di smarrimento e potere, con gesto deciso afferra tra le dita il membro granitico e si stringe a lui avvicinandolo al proprio inguine.

L'uomo sembra però avere idee diverse. La sua mano destra, forte e decisa, si posa sul dorso di quella di Bianca e con fermezza la allontana dal suo membro eccitato, costringendola a girarsi di nuovo verso il pianoforte. Entrambe le mani dello sconosciuto spingono le sue, piccole e fragili, lungo il lucido legno nero, attraverso il quale le vibrazioni della musica si trasmettono al suo dolce corpo tremante. Poi sente la pressione della sua bocca sul collo, i suoi denti che con dolcezza e fermezza iniziano a mordere la pelle candida e tenera, facendola inarcare di piacere e dolore. Nel momento più eccitante però la sua bocca si allontana. Lui compie un giro intorno allo strumento e bruscamente la trascina sul liscio e freddo legno. I suoi occhi per un attimo incontrano quelli scuri di lui, freddi e passionali insieme, mentre le sue mani vengono rapidamente legate a una gamba del pianoforte. L'ultima cosa che vede è una striscia di velluto blu uscire dalla sua tasca e appoggiarsi voluttuosamente sui suoi occhi, riportandola nel buio totale.

Sente le sottili spalline di seta che vengono spezzate e l'abito scivolare via lungo il corpo candido. Qualcosa di freddo e metallico si serra intorno alle sue caviglie e le sue gambe sono forzate ad allargarsi per essere legate ben divaricate.

Ora Bianca è nuda, immobilizzata contro il freddo legno, i suoi capezzoli duri ed eccitati schiacciati contro la lucida superficie, il suo intimo spalancato, offerto ad ogni desiderio dell'uomo, e la musica che incessantemente e dolcemente la invade, sia attraverso l'aria che vibrando dal pianoforte al suo corpo disteso.

E' un tempo interminabile quello che passa mentre attende impaurita ed eccitata che accada qualcosa, ma tutto quello che riesce a sentire è il crescendo della musica che le invade l'anima. Improvvisamente il silenzio, come una cappa scura, scende nella stanza ad avvolgere i suoi sensi facendole rimpiangere il suono del pianoforte.

La prima frustata arriva così inaspettata da lasciarla totalmente sconvolta. Lancia un urlo, più di rabbia e spavento che dolore, anche se la natica le brucia moltissimo. Poi seguono altri colpi, lenti e dolorosi, che le sferzano gambe e natiche lasciando lunghe e lucide striature rosse sulla pelle candida. La mente di Bianca è schiacciata dall'insieme di sensazioni, dolore mescolato a impotenza e paura,. Ma la cosa più sconvolgente è la continua e crescente eccitazione che la pervade, i suoi teneri e rosei capezzoli premono durissimi contro il freddo e duro legno e le sue cosce sono sempre più inumidite dall'incredibile desiderio che sovrasta ogni suo pensiero.

Finalmente i colpi terminano. Il suo respiro è ansimante e, mentre il suo lamento si placa, lentamente la musica ricomincia. Le mani dell'uomo si appoggiano calde e possessive sulle sue caviglie, ancora legate alla gamba del piano, risalendo poi avanti e indietro lungo il corpo nudo, accarezzando dolcemente i dolorosi segni. Poi sente avvicinarsi al suo viso la stoffa dei pantaloni dello sconosciuto, il lento rumore dei bottoni, una mano che le solleva il mento e il membro durissimo che le penetra profondamente le labbra.

Bianca ha ora la bocca invasa dal sapore profondo dell'uomo, misto ad un lieve profumo di alghe e miele. Le mani ancora legate e la benda sugli occhi la costringono a concentrare tutte le sue attenzioni su lingua, palato e labbra, confondendo i suoi sensi in un crescendo di piacere. Una mano dello sconosciuto è stretta intorno al suo tenero e sottile collo, accompagnando il suo succhiare con strette a volte dolci e impercettibili, a volte violente che la fanno sussultare. Inconsciamente e inutilmente tenta di stringere le gambe, ancora legate, preda del desiderio di calmare la sua enorme eccitazione. Ode poi l'altra mano dell'uomo battere tre colpi secchi sul legno del pianoforte e immediatamente cessare la musica.

Il duro membro la penetra ancora più profondamente in bocca mentre due mani fresche e delicate iniziano ad accarezzarle le caviglie risalendo lievi lungo le gambe. Le mani della giovane pianista si muovono sensuali e leggere. Con un liscio fluire arrivano a sfiorarle i candidi glutei frementi, percepisce quindi il gradevole presagio del contatto delle abili dita tra le cosce. La vellutata morbidezza dei lunghi biondi capelli scivola come un velo sul suo sesso per attimi di dolce esitazione, poi due labbra umide e fresche iniziano piano a baciarlo e leccarlo, delicatamente e sensualmente come solo una bocca femminile sa fare.

Completamente persa nel piacere sente improvviso un piccolo morso sul clitoride, talmente inaspettato che come una scossa la fa sussultare, stringendo ancora più forte il pene eretto tra le labbra. I morsi si susseguono intervallati alle carezze dell'abile lingua che penetra nella sua umida fessura, mentre l’uomo si ritrae. Dolcemente bacia la bocca di Bianca a lungo e profondamente per poi ripossederla tra le labbra, prepotentemente, con il suo membro rigido. Entrambe le sue mani le afferrano i capelli e con movimenti decisi le spinte si succedono, con un’accelerazione simile al ritmo di un fremente e incessante tamburo, trasformandosi infine in un simbolico urlo che infrange il silenzio mentre un’esplosione di liquido dolce, caldo e denso le inonda la bocca e il viso. Insieme la lunga e intensa vibrazione di uno squassante orgasmo la pervade.

Stremata abbandona ansante la testa sul pianoforte mentre tra le cosce il caldo piacere della lingua della giovane donna continua a farla tremare preda delle profonde, sensibili sensazioni del dopo orgasmo. Bianca vorrebbe tanto avere le caviglie libere. Si sente impotente e in balia dei suoi sensi e del silenzio, quando improvvisa sente un'altra esplosione di calore dentro di se, il suo bacino che si muove ora ondeggiando e l'eccitazione che si dilata in infinite scintille di piacere mentre le mani della donna si muovono dentro di lei agili e forti come su invisibili tasti di pianoforte accompagnando il suo respiro sempre più frettoloso.

Note nitide in lei, come raggi di luce ad illuminare le oscure profondità del suo spirito fino a portarla nuovamente e questa volta violentemente all'orgasmo. Infine il contatto femminile si allontana, lasciandola così languidamente e stancamente abbandonata sul pianoforte. Le mani della bionda, ancora profumate e umide della sua eccitazione tornano a muoversi sui tasti del pianoforte.

Bianca si lascia cullare dalla musica dimenticando se stessa e il suo corpo, quando il contatto umido e forte della lingua dell’uomo tra i glutei e un dito che esplora le sue profondità la riportano rapidamente alla realtà. Poi non è più il dito che la sfiora ma il grosso e duro membro dello sconosciuto che con una lenta e costante pressione inizia a penetrare nella stretta intimità mai violata.

Angoscia, paura, desiderio, eccitazione sono i vari sentimenti che si susseguono.

L’uomo stringe con una mano il fianco di Bianca e nell’altra impugna la cintura, la musica ora cresce d’intensità. La prima frustata segue il ritmo incalzante delle note lasciandola senza fiato, in spasmodica attesa del prossimo colpo che giunge meno forte. Poi un altro ancora più schioccante, mentre il membro la penetra completamente con una spinta decisa, intrecciando in lei dolore e piacere.

Lui ora è immobile, la sua verga totalmente infilata nello stretto, caldo e umido orifizio. E' Bianca ora che muovendosi e scivolando lungo il piano di legno conduce il tempo e varia il ritmo. Mai, neppure nelle sue fantasie aveva osato tanto e immaginato un emozione così intensa. Sente la propria schiena inarcarsi mentre le mani afferrano spasmodicamente il bordo del pianoforte e un piacere immenso la avvolge. Una calda e profonda emozione, cruda e sfrenata passione della carne nell'alternarsi della penetrazione e dei colpi che le sferzano la schiena e le natiche, finché un nuovo orgasmo la travolge insieme a quello dell'uomo che riversa in lei tutto il frutto della sua lussuria.

La mano di Bianca, lenta, si muove scivolando sul fresco delle lenzuola. La mente ancora annebbiata dal risveglio mentre piano raggiunge la consapevolezza del letto morbido e fresco sotto di lei. Apre gli occhi e nella penombra inizia a riconoscere i particolari che la accompagnano ad ogni risveglio da molto tempo. La luce che filtra dalle tende azzurre, il profumo dei lillà sul comodino e la lieve luminescenza della sua vecchia e amata sveglia.

Lo stupore la coglie quando si rende conto di essere veramente a casa, nel suo letto. Una mano le scivola inconsciamente tra le gambe dove sente un'eccitazione di un intensità mai provata. Una parte di lei si sente sollevata dal pensiero che tutto sia stato solo un sogno, ma, mentre le sue dita iniziano a muoversi nell'intimità eccitata in un crescendo di emozione, una piccola lacrima le solca la guancia quasi rimpiangendo lo sconosciuto, mentre con i candidi denti stringe le labbra nell'attimo di un irrefrenabile incredibile ed intenso orgasmo.

Alzarsi quella mattina è molto più faticoso del solito, la doccia le sembra lavare via anche il ricordo dei colpi immaginati ed anche in questo momento la sua mente torna a pensare con languore e rimpianto al sogno, alle mani di quell'uomo, a quella incredibile sensazione di impotenza che tanto la terrorizzava ed eccitava nello stesso tempo.

La mattinata al lavoro è trascorsa come in trance, mentre ogni pensiero, ogni movimento la rimandavano ai piaceri sognati, finché la tensione la spinge ad uscire per andare a bere un caffè.

Il solito bar all'angolo le sembra meno bello del solito, come mancasse qualcosa. Si avvicina al bancone ordinando un caffè macchiato, nel quale versa un insolita quantità di zucchero iniziando a girarla distrattamente.

Improvviso dietro di lei sente un dolce e penetrante profumo di alghe e sale che si avvicina e una voce, che lenta e profonda pronuncia le parole che forse lei ha sempre aspettato:

<< mi aspettavi Bianca?, sono qui>>.







Nessun commento:

Posta un commento