lunedì 23 luglio 2012



SENZA RETE...





Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno,
giuro che lo farò,
e oltre l'azzurro della tenda nell'azzurro io volerò.



La voce di De Gregori risuonò nella sua mente, dolce, calda e morbida come una coperta di cachemire in una notte invernale. La mente umana è qualcosa di così infinitamente prodigioso, consente davvero di evadere la realtà rifugiandosi in alieni, unici e indissolubili mondi. Così è decisamente più reale il suo correre lungo un infinito verde prato in discesa. L'aria fresca sul viso, sottili fili aguzzi d'erba nuova che solleticano e pungono le delicate piante dei piedi. L'odore della campagna umida di rugiada primaverile.

I grugniti animaleschi di Fetore non possono cancellare la musica nelle sue orecchie. Non ha mai voluto imparare i nomi di medici, infermieri e inservienti, ognuno di loro però ha un nome dell'anima nella sua mente, qualcosa di indelebile. Quello il cui duro, piccolo e prepotente cazzo si sta facendo strada incurante dentro di lei è da sempre Fetore. Il Nome, nomen omen, le balzò immediato tra le labbra, causa l'odore acre di disinfettante e ammoniaca che emanavano le sue sottili, rudi mani cattive, mentre la spingeva nella sua futura stanza insieme a Orrore.

Orrore era l'altro inserviente notturno, un volto che sarebbe stato perfetto per il peggior Dario Argento. Non aveva ancora deciso chi odiava di più tra i due, ma avrebbe così volentieri sparso in un fosso i resti dei loro corpi.

Finalmente finì. Venne dentro di lei con un grugnito più forte e lungo, abbandonando per diversi lunghissimi attimi il suo peso sul suo esile torace, facendole quasi mancare il respiro. Dopo un tempo che le parve infinito, durante il quale riuscì a valicare di corsa la verde valle e risalire lungo l'opposta collina, finalmente si scostò e uscì da dentro di lei. Il suo viso pallido, gli occhi azzurri, bellissimi, eppure così vuoti dentro la fissarono per qualche istante. Un sorriso odioso percorse le sue labbra e la sua lingua le solcò il volto, lenta, dal mento alla fronte, passando su labbra e occhi, che lei serrò forti.

mercoledì 18 luglio 2012

Il Gioco




Il Gioco

- Faccia tre copie della lettera, quindi le invii ai clienti Signorina -
L'avvocato Damiani terminò di dettare alla segretaria. Si soffermo poi a osservarla meglio. La ragazza era giovane, magra, forse troppo pensava. In fondo aveva in realtà una predilezione per le donne più generose, mediterranee. Francesca era invece quasi androgina, alta, praticamente priva di seno, capelli neri molto corti e occhiali sottilmente rettangolari che davano un'aria insieme seria e provocante al suo viso affilato.

Lei appoggiò la penna sul blocco per appunti poggiato sulle sue ginocchia. Le sue gambe erano unite, strette insieme a formare un angolo perfetto, la gonna abbastanza corta da far immaginare la parte alta della coscia, ma non abbastanza da diventare volgare. I tacchi alti e sottili consentivano alle ginocchia di essere esattamente alla stessa altezza del sedere, stretto, alto e muscoloso, Tipico di chi pratica molto sport.

Dopo molti secondi di silenzio e attesa la ragazza si leccò e morse insieme lievemente il labbro inferiore, quindi parlò piano.

- Ha ancora bisogno di me dottore? Oppure posso andare? -